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La mia rubrica personale

Il codice della vita: non solo i geni dicono chi siamo

Genetica ed epigenetica come le nostre abitudini cambiano le nostre manifestazioni nel mondo
 
Veniamo al mondo con un unico genoma e ci manifestiamo con innumerevoli possibilità epigenetiche.

La consapevolezza, sostenuta da studi scientifici, di essere più complessi di una predeterminata e inevitabile espressione di codici ereditati pone sfide sempre crescenti.  Risalgono agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso le prime ricerche che hanno aperto i varchi all’epigenetica.  I coniugi scienziati Harry e Margaret Harlow sono noti per aver svolto esperimenti con cuccioli di macaco: alla nascita, le scimmiette venivano allontanate dalla madre e messe in una gabbia con una mamma costruita di fil di ferro e una di spugna. Solo il pupazzo di ferro aveva un biberon dal quale i piccoli potevano nutrirsi ma si osservò che le scimmiette preferivano passare il tempo con la più accogliente “mamma” di spugna, utilizzando quella di ferro solo il tempo necessario a soddisfare la fame. In ogni caso, l’assenza della vera madre, si traduceva prima o poi in anomalie comportamentali in età adulta, come terrore per le nuove situazioni o incapacità di gestire le interazioni con altre scimmie, che oggi, si è dimostrato essere anche ereditarie.  Anche un’informazione ambientale può diventare genetica?  L’epigenetica dice di si!

L’epigenetica studia il modo in cui il genoma di un individuo, fin dal suo concepimento, risponde al tempo e allo spazio, alle specifiche dell’ambiente interno ed esterno ad esso, la sua storia e il modo in cui reagisce agli stimoli.  Tra gli stimoli più sorprendenti che attraggono le attenzioni dei ricercatori e le nostre preoccupazioni c’è il cibo e il modo in cui ci nutriamo.  Nell’inverno del 1944, negli ultimi mesi prima della fine della Seconda guerra mondiale, l’esercito tedesco bloccò l’accesso ai rifornimenti in alcuni territori e l’Olanda rimase colpita da una terribile carestia. I figli delle madri incinte e denutrite presentavano caratteristiche genetiche correlate a problemi di natura cardiovascolare e dovute a condizioni ambientali proibitive. Niente faceva presupporre che questo problema potesse riguardare anche i nipoti di quelle madri. Ma tanto fu che quel periodo di carenza alimentare grave si ripercorse sulle generazioni successive.

Abbiamo una grande possibilità riconoscendo all’epigenetica le sue innumerevoli potenzialità di adattamento, trasformazione, autonomia, di trasmissibilità e di imprevedibilità, considerando l’influenza del nostro ambiente interno ed esterno di cui fanno parte anche la nostra storia, le nostre relazioni e le nostre emozioni, è possibile guardare alla salute e alla qualità della nostra vita con maggiore autodeterminazione e libertà. 
Nelle società in cui il cibo non è più solo una questione di sopravvivenza abbiamo l’opportunità di fare delle scelte alimentari adeguate al nostro stato di salute, alle nostre condizioni psicofisiche, alle nostre abitudini di vita, alla nostra natura e rispettose dell’ambiente, indispensabili per vivere bene ora e dare la possibilità di vivere al meglio le generazioni successive. 
Senza allarmismi e irrigidimenti, abbiamo le prove che non solo la scelta degli ingredienti ha un diretto impatto sulla salute, di generazione in generazione; ma anche il contesto emotivo, il grado di consapevolezza, il livello di ascolto delle nostre reali esigenze con cui prendiamo decisioni alimentari ha una diretta conseguenza sulla nostra vita. 

A noi la scelta! 
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